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amaROMondo di Gaetano Fisicaro

Raccontare una storia sui ROM è un lavoro complesso, perché complesso è l’insieme delle emozioni che ne scaturiscono. E’ una storia intensa e lunga che ha inizio con una narrazione di persecuzioni e migrazioni, per poi dedicarsi alla serie di discriminazioni diffuse che hanno colpito queste popolazioni.
L’idea di amaROMondo nasce per caso, da un incontro con una comunità ROM che vive in un campo alla periferia di Catania. L’idea di unire le due parole “amaro” e “mondo” nasce dai problemi che queste famiglie hanno vissuto nella loro vita e nel corso dei loro vari spostamenti nel “mondo”, ed è proprio dall’unione delle due parole che otteniamo appunto il termine ROM.
Il termine “ROM”, scelto nel 1971, in occasione del Primo Congresso Mondiale dei ROM, si riferisce ad una grande varietà di gruppi di popolazione. I lunghi anni di discriminazione nei loro confronti hanno dato origine a denominazioni peggiorative, quali ad esempio il termine “zingaro” che ha acquisito una connotazione particolarmente dispregiativa nell’Europa orientale, ma è tuttora utilizzata per indicare la musica ROM.
Vista la diversità tra le popolazioni, è difficile parlare di un’unica cultura ROM. Tra i tratti culturali comuni si possono tuttavia citare l’importanza della famiglia “estesa”, la fierezza e la rivendicazione della propria diversità, l’indipendenza nell’esercizio di un mestiere, l’assenza di radici territoriali e l’educazione impartita dalla famiglia. 
Si conta che siano circa 160.000 le diverse etnie di ROM presenti sul territorio italiano. La comunità che ho incontrato proviene dalla Romania. Paese che hanno voluto abbandonare in seguito alla morte del “capo” famiglia, in quanto da lì hanno avuto inizio una serie di atti intimidatori verso la loro famiglia. 
L’arrivo in Italia e in particolare a Catania, dopo aver trascorso qualche anno in Francia e nel Nord Italia, avviene qualche anno addietro dove hanno dovuto affrontare la prima difficoltà che è quella di un alloggio, trovato ai bordi di un campo di calcio della periferia della città Etnea.
Ovviamente le condizioni abitative non sono delle migliori e le famiglie sono obbligate a vivere in baraccopoli, in pessime condizioni e senza acqua potabile. Qualcuno ha pure trovato lavoro e iniziato un percorso di integrazione e scolarizzazione.
La situazione attuale dei ROM, spesso usati come capi espiatori da parte della società, oggi è preoccupante e combattere i pregiudizi è quasi una scelta obbligata. Nella mia esperienza ho avuto la possibilità di conoscere queste persone, che a differenza dei pregiudizi, si sono mostrate persone umili e con tanta voglia di vivere una vita che fino a oggi gli ha tolto tutto.

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